Non c’è verso.
Il santo deve stare sull’altare.
Lo dice bene il luogo comune “….lascia stare i santi”.
Lasciali lì.
Immobili. Solenni. Devoti. Arrivati.
Soprattutto : innocui.
Semmai, utili, alla bisogna. Questo, sì.
Come modelli, come aiutini.
Buoni per una raccomandazione, di quelle pesanti ( si spera tanto).
Ma perfavore: lasciali stare lì.
Non tirarli giu’, non umanizzarli, non banalizzarli, non mescolarli a te.
Così, quanta grazia, anzi , Grazia, – letterale- sprecata.
Quanto ben di Dio, anzi ben di Dio- letterale- gettato alle ortiche.
Quanto Vangelo – incarnato, letteralmente – vanificato.
Non tirarli giu’? Non umanizzarli? Non banalizzarli? Non mescolarli a te?
Ok. Infatti, post mortem, e post canonizzazione, li spediamo per una strada diametralmente opposta a quella sulla quale hanno scarpinato in vita. Senza inventarsi un bel niente, intendiamoci: ma seguendo, passo dopo passo , la strada battuta da Chi hanno voluto seguire. Che si è , per primo, tirato giu’ al nostro livello, umanizzato completamente, ha voluto banalizzarsi come noi, e si è mescolato: a me, a te a tutti.
Però, chiedo scusa: ma che me ne faccio, di questi santi alla camomilla, rassicuranti e tranquillizzanti, tutti aureole e pii occhi al cielo, pronti a indurre un placido sonno della mia già placidissima ” coscienza”?
Nulla.
Mai piaciuta, a me, la camomilla.
I santi sono roba da gusti e da palati forti. Soprattutto i santi sono vivi e veri.
Non una storia per la buona notte.
Mario & C: datemi una sveglia, altro che storie.